Mariano Patanè


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U.S.School

La Scuola di Portici

NAPOLI DISTRUTTA DALLA GUERRA
Il 28 settembre 1943, dopo una settimana di operazioni per conquistare i monti della penisola sorrentina e quelli dell'interno, che sbarravano agli anglo-americani la strada di Napoli, iniziava l'ultima fase dell'avanzata alleata verso la metropoli campana. Il 1 ottobre le retroguardie tedesche abbandonavano Napoli dopo aver proceduton nei giorni addietro, alla distruzione sistematica delle fabbriche e del porto.
Le punte avanzate britanniche ed americane vi entravano lo stesso giorno.
Nella foto un soldato americano osserva le rovine della città più bombardata d'Italia.
In basso il generale Clark entra in Napoli, a fianco il porto, distrutto.
"Oggi si soffre e si fa soffrire, si uccide e si muore, si compiono cose meravgliose e cose orrende, non già per salvare la propria anima, ma per salvare la propria pelle. Si crede di lottare e di soffrire per la propria anima, ma in realtà si lotta e si soffre per la propria pelle. Tutto il resto non conta".
Nella Napoli occupata dalle truppe di liberazione alleate, l'ufficiale di collegamento italiano Curzio Malaparte è la coscienza vergognosa, umiliata e disfatta di un popolo vinto.



SCUOLA OCCUPATA DAGLI AMERICANI

U.S. SCHOOL
Era l'ottobre del 1943, la famiglia era sfollata a Gubbio ma Mariano Patanè non aveva abbandonato la sua scuola, dando inizio ad una delle pagine più belle, emozionanti e ricche di soddisfazioni, della sua vita.
I tedeschi prima di ritirarsi distruggevano tutto quanto potesse esser utile agli Alleati, officine ed impianti scolastici compresi. Il Direttore, con la complicità di insegnanti (Del Vecchio, Vitale e Pataro), bidelli nonché di alcuni ragazzi più grandicelli, si diede da fare per alcuni giorni, talvolta anche la sera, per nascondere, murandole nei sottoscala e negli scantinati della scuola, le macchine e le attrezzature delle officine.
Se fossero stati scoperti sarebbero stati passati, senz'altro, per le armi...
Le officine e le macchine si salvarono, ma un altro problema affliggeva il povero Direttore.
Gli Inglesi stavano requisendo tutti gli alloggi utili e comunicarono alla dirigenza che avrebbero avuto bisogno dei locali della scuola, per farne una loro sede.
Questo avrebbe potuto significare la fine delle attività della scuola. I ragazzi non avrebbero saputo più cosa fare, le attrezzature sarebbero state requisite per scopi bellici. Cosa escogitare? Rischiare di far sbandare ancor di più i suoi allievi, già stremati da sofferenze, fame, freddo e crudeltà di una guerra disperata?
Mariano Patanè, dopo aver molto riflettuto sulle possibili conseguenze di un deciso intervento, ebbe il coraggio di parlarne ad un generale americano, casualmente conosciuto ad un ricevimento organizzato dagli Alleati a Napoli ed al quale aveva partecipato con molta ritrosia e diffidenza.
Gli riferì dei suoi ragazzi, della scuola e fece presente che i suoi allievi erano in grado di eseguire lavori meccanici di estrema precisione. Gli parlò della difficoltà delle famiglie e delle molte sofferenze a cui erano stati sottoposti a causa della guerra e dell'occupazione tedesca.
Il generale rimase molto colpito dalle vicende narrate e gli promise aiuto ed assistenza.
Detto fatto, dopo alcuni giorni la scuola "R.Morghen" fu raggiunta da mezzi militari statunitensi, venne formalmente occupata dagli Americani i quali esposero la loro bandiera dinanzi all'Istituto ed un cartello che diceva, in italiano ed in inglese: "SCUOLA OCCUPATA DAGLI AMERICANI".
Il prof. Mariano Patanè venne incaricato dal generale statunitense di riorganizzare la scuola come era nei suoi desideri, i soldati scaricarono dai loro camion attrezzature ed acciai speciali ed il Comando USA assegnò alla Morghen il compito, di realizzare pezzi di ricambio per i propri mezzi e per le locomotive a vapore delle ferrovie italiane.
Il miracolo era compiuto. La scuola ed i ragazzi erano salvi ed operativi!
Gli acciai speciali e gli altri materiali lasciati dagli americani servirono e furono impiegati dalla scuola per molti anni dopo la fine della guerra e l'Istituto ed i ragazzi ne trassero vantaggi enormi, ai fini dell'affinamento delle loro professionalità e competenze.
L'amicizia e la stima reciproca non furono mai dimenticate da Mariano Patanè che continuò a scambiare, per tutta la sua vita, corrispondenza con l'amico ufficiale.

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